Sono convito che in molti proverbi e nei vecchi detti popolari si racchiudono sacrosante verità.
In questo caso il male è l’abbandono degli animali domestici e con esso tutti i problemi annessi alla sterilizzazione dei randagi, della carenza di fondi per i canili e quant’altro.
Come tutte le favole anche questa nasce con una nota triste.
La favola ha inizio all’alba del mese di settembre del 2015. Una delle tante di Santeramo. Per le strade cammina rilassato Saverio godendo della frescura in compagnia del suo amico molosso per la consueta passeggiata. Quella passeggiata in cui oltre a soddisfare i bisogni fisiologici dell’animale, si saldano l’intimità e la complicità tra cane e compagno. Si, compagno, non padrone.
Ad un certo punto l’interesse del cane corso è attratto da uno dei cassonetti della spazzatura e verso quello si dirige tirando con se Saverio. Lì, il solerte signore ode un flebile quanto stridulo guaito provenire dal quel cassonetto. È chiaro che lì un essere ignobile ha gettato un essere innocente, un essere ancora vivente. Incurante del cattivo odore e della sporcizia il buon Saverio recupera la fonte dei guaiti.
È un batuffolo di peli neri sporchi ed arruffati, ha gli occhi semi chiusi e si contorce lamentandosi. È un cucciolo di cane. Ha pochi giorni di vita, prossimo a morte certa se lasciato lì. Ma forse anche se accudito da umani in vece della sua mamma. Mamma a cui un bastardo d’uomo l’aveva strappato. Si, bastardo d’uomo, perché solo l’uomo può essere bastardo nell’accezione peggiore del termine, i cani al limite sono meticci.
Nel dubbio, il gentiluomo, pur sapendo di non potersi permettere di prendersi cura di un altro cane, porta quel fagotto a casa e comincia a nutrirlo come se fosse la mamma che gli era stata negata.
Ogni giorno superato era un ostacolo in meno verso la sopravvivenza.
Finalmente molti giorni dopo è chiaro che il cane ce la farà. È un combattente e pare avere un carattere vispo. È una femmina. Bisognerà trovarle un nome, la chiamerà Alba perché all’alba l’aveva salvata. Ma principalmente una famiglia. Una famiglia che la ami, che sappia accudirla e che sia in grado di sopportare la valanga di amore che un cane può dare. Una famiglia consapevole del fatto che avere un cane in casa implica un carico di òneri ma anche di onori. L’alternativa sarebbe la devastante reclusione in un freddo canile.
Saverio si rivolge ai suoi conoscenti ma niente da fare. Si rivolge anche a Dino Nicassio. Questi ci pensa un attimo e sentenzia un laconico “NO”. Risposta scontata perché a casa di Dino, moglie e figli hanno timore dei cani, non ne hanno mai avuto uno. E poi i cani sporcano, perdono peli, rosicchiano mobili, distruggono suppellettili. Intanto Dino quel cucciolo l’ha visto, lo ha accarezzato. Quella proposta di adozione gli ritorna in mente come le onde del mare tornano a infrangersi sugli scogli, ritmica ed incessante.
Ne parla a casa, descrive loro il cucciolo e l’intera vicenda. Per far capire meglio di cosa parlasse, porta il cucciolo a casa. Per poco. Così aveva detto a Saverio.
Con timore, a turno, moglie e figli muovono i primi passi verso quel folletto nero peloso e scodinzolante. Le prime timide carezze, le prime leccatine a mani e viso fanno un po’ specie a chi non ha mai avuto contatti con un cane. Però è tanto carino e i timori verso i cani vengono subito abbattuti.
Alba, è felice e quando è felice fa pipì dappertutto. Malgrado ciò a casa non sembrano infastiditi più di tanto da questo fatto e si dicono che se mai fosse il loro cane lo terrebbero in una comoda e calda cuccia in giardino per ovviare a questo genere di problemi. Ma non è il loro cane. Le viste di Alba a casa di Dino si susseguono e si insinua il tarlo che in fin dei conti potrebbero tenerla. Si scattano le prime foto e parte un referendum su whatsapp tra gli amici.
L’esito plebiscitario sarà a favore dell’adozione. Chi come me ha un cane li mette in guardia su quali saranno i sacrifici a cui andranno in contro. Tanto dei benefici ne stavano avendo già contezza. La gioia e l’amore che dispensa la piccola è tale che Dino e la sua famiglia decidono di adottare Alba che a seguito di altro referendum sarà ribattezzata ZARA.
Zara si rivela da subito esuberante e giocherellona, in casa sporca e fa danni. Ma durerà poco, così si dicono Dino e Anna Maria perché non appena cresce dormirà fuori nella sua cuccia.
Terminata la fase della formazione ossea, Zara ha cominciato a correre in qualsiasi posto le fosse consentito.
La corsa è anche la passione e lo sport praticato da Dino e Anna Maria, alle due combinazione si è poi aggiunta la conoscenza di Ruggiero Pesce e con questi la conoscenza della disciplina sportiva dei Canicross. Disciplina che oggi vede il binomio Dino/Zara vice campioni Italiani di categoria Veterani1.
Ah! Dimenticavo, ora Zara ha quasi due anni ed è riuscita a conquistarsi un posto nel letto tra Dino e Anna Maria e la cuccia è rimasta vuota.
Dino Nicassio
Professione: Atleta - Canicross Nacci Trainer